La Banca d’Italia ha stimato che il malfunzionamento
della giustizia civile costa agli italiani l’1% del PIL, circa 16 miliardi di
euro, inoltre il Centro Studi di Confindustria stima che smaltire l’enorme mole
di cause pendenti frutterebbe alla nostra economia il 4,9% del PIL ma
basterebbe abbattere anche del 10% i tempi di risoluzione delle cause per
guadagnare lo 0,8% del PIL l’anno.
Il problema principale dell’inefficienza della
giustizia in Italia consiste nell’eccessiva durata dei procedimenti. La media
della durata dei processi civili di primo grado nei paesi aderenti all’Unione
europea è di 287 giorni contro i 493 giorni in Italia. Secondo la classifica
“Doing Business 2013” della Banca Mondiale, l’Italia si colloca al 160° posto,
sui 185 paesi analizzati, per la durata di una normale controversia di natura
commerciale: paesi come l’Iraq, il Togo
e il Gabon sono avanti all’Italia in classifica.
Questa situazione si riflette in particolare in una riduzione degli investimenti, soprattutto dall’estero, e fa sì che il mercato del credito e della finanza siano poco sviluppati e che vi siano asimmetrie nei tassi d’interesse tra diverse regioni del paese, a seconda della durata dei processi. A fronte della situazione disastrosa, il rapporto 2012 del Cepej, European Commission for the Efficiency of Justice del Consiglio d’Europa certifica che la spesa per la giustizia civile in Italia è superiore alla media degli altri paesi. Lo Stato italiano spende per il funzionamento dei tribunali 50,3 euro per abitante, il 36% in più della media europea, ossia 37 euro per abitante. La spesa pubblica per la giustizia civile è di € 3.051.375.987 (se si escludono i pubblici ministeri, il gratuito patrocinio e le carceri), pari allo 0,20% rispetto alla spesa pubblica complessiva e di poco inferiore alla media europea dello 0,24%. Di contro, l’erario incassa, tramite il contributo unificato, solo il 10,7% della spesa pubblica per la giustizia civile, contro una media europea del 28,3%. Infine di fronte ad una spesa pubblica in linea con le medie internazionali, abbiamo circa il 50% in meno dei giudici e del personale amministrativo e, prima dei recenti accorpamenti, il 21% in più di tribunali.
Questa situazione si riflette in particolare in una riduzione degli investimenti, soprattutto dall’estero, e fa sì che il mercato del credito e della finanza siano poco sviluppati e che vi siano asimmetrie nei tassi d’interesse tra diverse regioni del paese, a seconda della durata dei processi. A fronte della situazione disastrosa, il rapporto 2012 del Cepej, European Commission for the Efficiency of Justice del Consiglio d’Europa certifica che la spesa per la giustizia civile in Italia è superiore alla media degli altri paesi. Lo Stato italiano spende per il funzionamento dei tribunali 50,3 euro per abitante, il 36% in più della media europea, ossia 37 euro per abitante. La spesa pubblica per la giustizia civile è di € 3.051.375.987 (se si escludono i pubblici ministeri, il gratuito patrocinio e le carceri), pari allo 0,20% rispetto alla spesa pubblica complessiva e di poco inferiore alla media europea dello 0,24%. Di contro, l’erario incassa, tramite il contributo unificato, solo il 10,7% della spesa pubblica per la giustizia civile, contro una media europea del 28,3%. Infine di fronte ad una spesa pubblica in linea con le medie internazionali, abbiamo circa il 50% in meno dei giudici e del personale amministrativo e, prima dei recenti accorpamenti, il 21% in più di tribunali.
Gli studi di analisi economica della giustizia
convergono sulla conclusione che in Italia i tempi dei processi civili sono
straordinariamente lunghi a causa di un eccesso di domanda di giustizia, a
fronte di una offerta e di investimenti in linea con le medie europee. In
Italia vengono iscritte a ruolo 3.958 cause per 100.000 abitanti, il doppio
della Germania e il 43% in più della Francia.
L’obiettivo è di avvicinarsi alla media dei Paesi aderenti al Consiglio d’Europa di 2.738 cause per 100.000 abitanti. L’abuso dello strumento processuale non solo rallenta le cause reali ma ingolfa tutto il sistema rendendo inefficienti le procedure e poco produttivi i magistrati sommersi di fascicoli.
L’obiettivo è di avvicinarsi alla media dei Paesi aderenti al Consiglio d’Europa di 2.738 cause per 100.000 abitanti. L’abuso dello strumento processuale non solo rallenta le cause reali ma ingolfa tutto il sistema rendendo inefficienti le procedure e poco produttivi i magistrati sommersi di fascicoli.
In quest’ottica il ricordo
a metodologie ADR costituisce una grande opportunità per alleggerire il lavoro
dei tribunali.
La giustizia è un servizio fondamentale che lo Stato
deve assicurare ai cittadini e alle imprese. Una giustizia inefficiente
costituisce un fattore di disgregazione per la società e ne limita la crescita
economica; per questo riteniamo che, qualunque
sia il risultato delle prossime elezioni, il nuovo Governo dovrà avere come
priorità una seria e qualificante riforma della giustizia civile.
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