mercoledì 14 novembre 2012

ANDAMENTO DELLA MEDIAZIONE CIVILE IN ITALIA NEL I° SEMESTRE 2012. FONTE MINISTERO DELLA GIUSTIZIA

Il Ministero della Giustizia ad ottobre ha pubblicato i dati relativi all’andamento della mediazione civile e commerciale in Italia nel primo semestre 2012: dopo il comunicato stampa diffuso dalla Corte Costituzionale che annuncia l’illegittimità della mediazione obbligatoria ex D.Lgs. 28/2010, sono d’obbligo alcune considerazioni.

La rilevazione statistica rilasciata dal Ministero della Giustizia fornisce alcune importanti informazioni sull’andamento della mediazione civile, sia volontaria che obbligatoria.

La prima considerazione da fare si basa sull’andamento quantitativo delle mediazioni: confrontiamo il numero di mediazioni iscritte nel primo semestre 2012 con quelle degli ultimi 8 mesi del 2011.
La riproposizione su base mensile dei dati ci permette di elaborare la tabella seguente:

Tabella 1) – Procedimenti di Mediazione

Come ben evidenzia la tabella 1. nel primo semestre 2012 si registra un incremento, sia per i procedimenti iscritti che per quelli definiti, superiore al 100%, mentre per le controversie pendenti l’incremento supera il 200%. Oltre ad evidenziare il vertiginoso aumento delle mediazioni presentate in un lasso di tempo relativamente breve (6 mesi) la tabella 1 evidenzia anche che è necessario più di un incontro di mediazione.

Le adesioni alla procedura di mediazione nel periodo marzo 2011 – marzo 2012 si assestano al 37%, mentre la mediazione con aderente comparso ha esito positivo (cioè si conclude con un accordo) nel 48% dei casi.

Nonostante la breve esperienza dell’istituto un dato di estrema importanza ci viene fornito dalla presenza degli avvocati in mediazione: tra parte istante e chiamati non vi è alcuna apprezzabile differenza, infatti per l’84% dei casi i proponenti sono assistiti da legali mentre i chiamati nell’86% dei casi.  L’istituto di mediazione, nonostante il breve lasso di tempo dall’entrata in vigore della legge, dimostra una decisiva maturità.

Il dato più interessante a ns. modo di vedere è quello che mette in evidenza il tasso di definizione delle controversie in mediazione per tipologia di organismo.
Questa tabella è illuminante in quanto mette a confronto: a) l’esperienza delle Camere di Commercio, b) il ruolo degli Ordini degli avvocati e degli altri ordini professionali, c) il ruolo ed il relativo peso degli Organismi privati, d) l’attitudine dei chiamati in mediazione a presentarsi, e) il tasso di definizione dell’accordo raggiunto se l’aderente compare.
La tabella che segue fornisce informazioni decisive anche sul modello organizzativo della mediazione introdotta dal D. Lgs. 28/2010. Questa tabella sembra suggerire che la pluralità di tipologie di organismi risponde ad una domanda di conciliazione anch’essa differenziata.

Tabella 2)


Le Camere di Commercio, hanno sicuramente il primato storico della mediazione in Italia, per cultura, tradizione, e ruolo istituzionale. Ma i risultati che possiamo leggere sono davvero “strabilianti” in quanto, un coacervo di organismi privati, alcuni, forse troppi, senza organizzazione, sono riusciti ad ottenere dei risultati non pensabili sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo. Infatti nel I° semestre 2012 le mediazioni captate dagli Organismi privati rappresentano quasi il 50% della totalità delle istanze presentate da tutti gli organismi nel periodo di riferimento.

E’ stato detto che senza la presenza degli Ordini professionali, con tutta la buona volontà degli Organismi privati, la mediazione non avrebbe potuto avere successo.
Ed ecco che oggi, analizzando i dati del primo semestre 2012, apprendiamo che gli Ordini degli avvocati, apparentemente gli unici professionisti ad avere la preparazione per svolgere al meglio la professione di mediatore, riescono a gestire solo il 24,28% del totale delle mediazioni che si svolgono in Italia.

Il dato che ci deve far pensare, il più importante in quanto misura il potere deflattivo della mediazione e la diffusione nella società dell’istituto, è la percentuale di  risoluzione della controversia con un accordo: si vede bene che gli organismi degli Ordini degli avvocati riescono a concludere la controversia con un accordo solo nel 34,50% dei casi mentre presso gli Organismi di mediazione privati si ha una percentuale di accordo nel 51,40% dei casi!
Non parliamo poi degli Organismi degli altri ordini professionali, solo 214 procedimenti definiti, ossia poco più di 3 mediazioni pro-capite ed una performance in termini di risultato del 28,80%, la più bassa del panorama degli Organismi di mediazione italiana.

Possiamo trarre un altro elemento di analisi di rilievo  dal peso percentuale dei chiamati in mediazione, che, se rispondono in modo convinto ( il 38% aderisce) alle convocazioni delle Camere di Commercio, centri di cultura economica, istituzioni note, diffuse sul territorio, e, perché no, con budget per la comunicazione di cui gli organismi privati non possono nemmeno lontanamente disporre, con non meno convinzione aderiscono alle mediazioni presso gli organismi privati (34,90%).
 
Di segno opposto sono le informazioni che si ottengono dalle performance degli Ordini professionali in genere ed in modo particolare dagli Ordini degli avvocati: istituzioni conosciute, rette da professionisti noti e di esperienza, che potremmo definire “collettori naturali” di tutte le mediazioni (solo il 16% delle istanze vengono proposte senza la presenza dei legali) sono riusciti a richiamare meno di ¼ delle mediazioni totali.
Oltre a ciò si osserva che la performance che gli ordini professionali riescono ad ottenere è deludente anche dal punto di vista qualitativo, infatti in meno del 35% dei casi in cui le parti si presentano si riesce a raggiungere un accordo, contro quasi il 50% delle Camere di Commercio, ed oltre il 51% degli Organismi privati.

Per quanto i dati presentati dal Ministero siano ancora “acerbi” possiamo trarre alcune importanti indicazioni:

a)      Il modello organizzativo introdotto, Organismi privati ed Organismi di espressione pubblica, sembra rispondere in modo molto efficace ed adeguato alle esigenze del mercato. Il cittadino può seguire la tradizione, rivolgendosi alle Camere di Commercio, oppure seguire il proprio consulente, rivolgendosi all’organismo dell’Ordine professionale o rivolgersi agli Organismi privati. Secondo la tabella n. 2 i cittadini che hanno scelto gli organismi privati hanno visto la risoluzione delle proprie controversie nel 51,4% dei casi.

b)      Gli Organismi privati raggiungono maggiori risultati e quindi rispondono alla domanda di giustizia alternativa in modo più efficace, in quanto hanno, almeno nel caso degli Organismi strutturati, programmi aziendali, investono in conoscenza ed osservano la società senza il vincolo della difesa della propria categoria professionale.  

c)      L’Organismo privato, così come l'organismo di emanazione camerale, anche se in misura minore, hanno la possibilità di accogliere una pluralità di mediatori provenienti da esperienze professionali molteplici e riesce a cogliere l’essenza della controversia basando l’analisi della situazione sugli interessi delle parti. Poiché la risoluzione delle controversie in mediazione avviene con approcci multidisciplinari è facilmente comprensibile che il successo di questi due tipi di Organismi è dovuto al tipo di approccio ed alla diversa organizzazione.
Siamo convinti che se gli Organismi di mediazione avranno la possibilità di dimostrare nel tempo le proprie potenzialità, il divario di performance tra Organismi di emanazione professionale ed Organismi privati e delle Camere di Commercio sarà ancora più marcato e non colmabile.  


Ciro Lenti
SICEA
 

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